domenica 18 settembre 2011

TUTTA COLPA DI UNA SMORFIA


Un ragazzino avrebbe voglia di sorridere sempre, anche quando non è proprio il caso che lo faccia.
A scuola, poi, succedono delle cose così antipatiche che a raccontarle quasi non ci si crede.
Qualcuno durante la lezione della maestra di Inglese, forse perché si annoiava più del solito, non ha trovato di meglio da fare che giocare con la punta di un colore spezzato e lanciarlo verso la maestra, sfruttando la flessibilità di un righello e proprio sotto il suo naso, senza che lei se ne accorgesse.
Quando la punta del colore l’ha colpita vicino all’occhio, però, se ne è accorta. Subito ha tentato di scrutare negli sguardi degli alunni un’ombra che la aiutasse a scorgere il colpevole.
Ma tutti quegli occhi erano dritti e a vederli bene i loro sguardi non facevano alcuna grinza, tutti tranne quelli di un bambino che, per nascondere la sua timidezza, quando gli veniva chiesto se era stato lui, non riusciva a non sorridere.
La maestra, che un po’ si era fatta male, immaginando che quel bambino c’entrasse qualcosa con ciò che le era successo, insisteva ad interrogarlo. Più lo interrogava e più il bambino non riusciva a convincerla che lui non aveva nulla a che fare con quanto era accaduto.
La maestra si era conservata la punta del colore che l’aveva colpita, dicendo che era la prova, ma non aveva pensato a verificare se i suoi sospetti erano fondati.
Il bambino era distante dalla cattedra e la posizione obliqua che il suo banco formava  nell’allineamento con la cattedra, rendeva difficoltoso riuscire ad immaginare che avesse potuto colpire la maestra.
Ma l’ingenua espressione del viso del bambino aveva colmata questa lacuna agli occhi della maestra, che insisteva nel minacciare di abbassare i suoi voti e di volerlo denunciare, insieme ai suoi genitori, se l’indomani le fosse accaduto un episodio analogo.
Era tutta colpa di una smorfia che quel viso non aveva saputo impedire.
La colpevole vera era in prima fila, proprio sotto il naso della maestra, da una posizione in cui non poteva mancare il bersaglio che si era scelta per movimentare una mattinata monotona.
Se la rideva, seria seria, ed era molto brava a fare la dispiaciuta.
Il colore dalla punta spezzata e il righello li aveva nascosti in fretta sotto il banco, prima che la maestra  potesse vederli.

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