domenica 18 settembre 2011

LA PENNA MAGICA DI ANGELO


Un ragazzino ne aveva di cose da dire e da scrivere, ma le penne che gli davano i suoi genitori per andare a scuola, un po’ perché temevano che se le perdesse, un po’ perché lo vedevano che ci giocava in modo improprio, non si sa come, non scrivevano mai bene e spesso gli creavano difficoltà nello scrivere.
Era un peccato: tutta la sua voglia di scrivere si arenava sulla punta delle sue penne.
La maestra di Italiano lo vedeva appassionato, anche se stava sempre sulle sue e nonostante tutti gli errori di ortografia quando scriveva, se veniva messo a suo agio, quando parlava le parole erano spesso forbite.
Un giorno gli regalò una penna. Senza farsi vedere dagli altri alunni, gli disse che non era una penna qualsiasi e che quando l’adoperava, doveva farlo con criterio e con giudizio: perché era un po’ magica. Non dava mai problemi di scrittura e, proprio per questo, prima di scrivere, doveva riflettere bene su quello che voleva dire, poiché lei nonci avrebbe pensato su due volte a scriverlo.
Doveva stare attento a come avrebbe pensato le parole, perché lei le avrebbe scritte per filo e per segno, proprio come lui le voleva.
Ma doveva pensarle giuste, senza più mangiarsi le lettere e specialmente le “h” e le vocali o le “l” dopo le “g”. Per giunta non doveva più scrivere le “c” al posto  delle “q”, o viceversa.
Quella penna magica era pure molto sensibile e non sopportava i ragazzini che sbagliavano a pensare le parole.
Se fosse stato attento a tutto questo, loro due insieme avrebbero formato una bellissima coppia e avrebbero avuto tanti bei voti fino alla fine dell’anno e forse pure oltre. 

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