domenica 18 settembre 2011

ANTEFATTO


Un bambino quando è diventato più grande della sua infanzia e trova stretto restarvi ancora dentro, ma ancora non ha il coraggio di camminare con passi del tutto propri, ha bisogno per un pochino che il suo cammino sia costellato di figure dolci e di personaggi fantastici che lo aiutano a seguire una direzione e che lo rassicurano.

PREMESSA


Questa raccolta prende spunto dalla volontà di un padre che, non potendo essere sempre al fianco del suo piccolo ometto, ha preferito scrivere delle storie che lo divertano e che gli trasmettano dei riferimenti, come la bussola, le stelle o i fari per i naviganti.
Leggendole troverete che la fantasia è un pretesto che serve a riflettere su tante questioni.

I SASSOLINI IN TASCA


Le tasche dei ragazzini nascondono sempre qualcosa: sono le risorse che mettono da parte per supplire alla loro immaturità, quando le difficoltà li sorprendono.
Sono dei sassolini insignificanti che un grande non considera, ma quanti tesori vi si nascondono dentro!
Bisogna avere ancora un po’ di fantasia per trasformarli, perché senza questa restano solo sassolini che non servono a niente.
Quant’è diverso il mondo visto con gli occhi di un ragazzino! Più allegro e spensierato, anche se i grandi lo vorrebbero più responsabile.
Ma quanti grandi hanno smesso di sorridere e con tutti i sorrisi che hanno perso si sono rattristati i passi, annerendo sempre più l’asfalto delle strade da loro percorse!
Un ragazzino ha troppa fantasia per rinchiudere i suoi sorrisi dietro una divisa grigia e troppa voglia di giocare per restare fermo seduto in un angolo.
Se il mondo, nonostante tutto, ancora può sorridere è perché, per fortuna, è ancora pieno di ragazzini che vi sprizzano la loro fantasia più ingenua, quella che sola sa disarmare la tristezza dei grandi, incupiti fino al midollo.

LE SCARPE CHE CONTENGONO I LAMENTI


Le scarpe servono per camminare meglio, con i piedi rivestiti e protetti. Un ragazzino ha ormai imparato che, siccome il suo piede cresce in continuazione, ha bisogno ogni anno di comprare delle scarpe nuove di dimensioni maggiori.
Le vetrine dei negozi sono ricolme di modelli di tutti i colori e di tutte le forme e i prezzi esposti loro accanto spesso sono così alti che i portafogli dei genitori non si possono permettere di comprarne.
Allora ci si volta intorno e si scopre che sui marciapiedi ci sono dei signori che espongono, su improvvisate bancarelle di fortuna, tanti modelli di scarpe a prezzi davvero stracciati.
La tentazione di acquistarne è forte e molti genitori lo fanno per non rischiare di stravolgere il bilancio familiare.
Il ragazzino tutto contento indossa le sue scarpe nuove acquistate su una di queste bancarelle e, sulle prime non ci fa caso. Dopo un po’ che ci cammina, però, si accorge con disappunto che ad ogni passo che fa con quelle scarpe nuove, invece di sentire il normale scricchiolamento del materiale nuovo che, poco a poco prenderà la forma dei suoi piedi, il suono che le scarpe fanno somiglia ad un lamento e più cammina, più esse si lamentano.
È come se le scarpe gli volessero dire qualcosa, come se nascondessero qualche segreto nella loro fabbricazione. Il ragazzino è confuso. La mamma a casa gli chiede se è contento delle sue scarpe nuove, lui dice si, ma come un’ombra dentro lo rattrista, inconsapevolmente.
Si mette a letto quella sera con un pensiero: se quelle scarpe potessero parlargli e spiegare cosa volevano dire con quegli strani lamenti, ma come fanno a parlare un paio di scarpe?
I sogni a volte possono essere magici perché, all’insaputa di chi li fa, possono anche fornire spiegazioni illuminanti.
Quando si dorme si fanno diversi sogni ed anche spezzettati o mischiati che, se uno se li ricordasse tutti di giorno, sarebbe sempre in uno stato di continua confusione.
Quel ragazzino, però, quella notte ad un certo punto sognò uno strano signore vestito in un modo diverso da come lui era abituato a vedere vestite le persone. Questo signore sembrava essere un orientale e lo invitava ad entrare in uno strano capannone. Non parlava, forse perché il suo strano linguaggio non lo avrebbe capito, ma si esprimeva a gesti. Dentro questo capannone era tutto pieno di ragazzi e ragazzini, sia maschi sia femmine, tutti intenti a lavorare; tra le mani avevano forbici, aghi e fili, colla e pezzi di pelle o di plastica o di gomma. Ma tutti loro non sorridevano, alcuni anzi quasi piangevano e molti di loro quasi in silenzio si lamentavano, con quello strano lamento che lui la sera prima aveva sentito venire da quelle sue scarpe nuove.
Ecco cos’era che quelle scarpe volevano dire ed ecco perché lui nell’indossarle non si era sentito felice.
Quelle scarpe al portafoglio dei suoi genitori erano costate poco, ma a qualcun altro, dall’altra parte del mondo costavano la spensieratezza della fanciullezza. E quella una volta persa non te la ripaga nessuno.

IL SIGNOR DOVERE E IL SIGNORINO PIACERE


Un ragazzino che ormai ha iniziato da qualche anno ad andare a scuola li ha incontrati entrambi nel corso delle sue giornate e, come tutti, si è già fatto un’idea chiara di quali dei due preferisce.
Probabilmente però non ha ancora avuto ben modo di capire i risvolti che essi si portano dietro.
Il Signor Dovere è un tipo austero, tutto ligio e rispettoso delle regole e non le trasgredisce mai.
Il Signorino Piacere, invece, al contrario le regole non le ascolta affatto e si diverte a proseguire per la sua strada, rivestito di tutta la sua libertà.
Frequentando solo uno di loro non si farebbe molta strada.
Infatti solo con il primo si sarebbe bravissimi nell’eseguire i propri compiti, ma l’austerità che trasmetterebbe presto spegnerebbe ogni entusiasmo e le cose si farebbero malvolentieri, inficiandone i risultati.
Solo con il secondo, invece, gli unici risultati che verrebbero sarebbero senza costrutto.
È difficile, ma lo dice anche il detto: “Prima il Dovere e poi il Piacere!”
I bambini e i ragazzini dovrebbero imparare a fare loro questa regola. Solo in questo modo si potrebbero frequentare entrambi senza rischiare di annoiarsi né di smarrire la strada maestra.
I compiti di scuola si farebbero volentieri e solo dopo ci si svagherebbe dovertendosi, come è giusto che si faccia!